Da sempre la nostra azienda, nata a carattere familiare nel 1998, coniuga passione e professionalità, coltivando il pistacchio secondo le tradizioni brontesi, tramandate di generazione in generazione, insieme alla torrefazione di caffè ed altri prodotti tostati.
La trasformazione delle materie prime, secondo gli standard qualitativi, assicura al consumatore prodotti di alto livello, come pesti e creme.
Oltre alla lavorazione del pistacchio di Bronte, ci occupiamo della trasformazione di frutta secca, come la nocciola.
Dolce Pistacchio decide di mettere sulla tavola dei propri clienti prodotti 100% naturali, di alta qualità, dal produttore al consumatore. I primi nel territorio di Bronte a produrre il pistacchio tostato e salato.
La trasformazione delle materie prime, secondo gli standard qualitativi, assicura al consumatore prodotti di alto livello, come pesti e creme.
Oltre alla lavorazione del pistacchio di Bronte, ci occupiamo della trasformazione di frutta secca, come la nocciola.
Dolce Pistacchio decide di mettere sulla tavola dei propri clienti prodotti 100% naturali, di alta qualità, dal produttore al consumatore. I primi nel territorio di Bronte a produrre il pistacchio tostato e salato.
Il pistacchio in dettaglio
Il pistacchio (dal greco Pistàkion) è una pianta originaria del bacino Mediterraneo, coltivata per i semi, utilizzati per il consumo diretto in cucina e per aromatizzare gli insaccati di carne.
Non è esagerato dire che è una pianta vecchia tanto quanto il mondo.
Era noto e coltivato, infatti, dagli antichi e già allora ritenuto un frutto prezioso.
Inoltre veniva utilizzato dalle popolazioni orientali come pianta dai principi curativi, potente afrodisiaco e come antidoto contro i morsi degli animali.
Gli Arabi, sbarcati in Sicilia nell‘827 d.C. e divenuti padroni dell’intera isola attorno al 902 d.C. in quegli anni iniziarono la coltivazione.
Nelle sciare del territorio di Bronte si realizzò uno straordinario connubio tra la pianta ed il terreno lavico che, concimato continuamente dalle ceneri vulcaniche, favorì la produzione di un frutto che dal punto di vista del gusto e dell’aroma, supera come qualità la restante produzione mondiale.
Oggi del vasto territorio brontese (25.00 ettari), sono coltivati a pistacchieti quasi 4.000 ettari di terreno lavico, con limitatissimo strato arabile e con pendenze scoscese ed accidentate, poco sfruttabile per altre colture.
Le colture sono essenzialmente e rigorosamente biologiche.
Non è esagerato dire che è una pianta vecchia tanto quanto il mondo.
Era noto e coltivato, infatti, dagli antichi e già allora ritenuto un frutto prezioso.
Inoltre veniva utilizzato dalle popolazioni orientali come pianta dai principi curativi, potente afrodisiaco e come antidoto contro i morsi degli animali.
Gli Arabi, sbarcati in Sicilia nell‘827 d.C. e divenuti padroni dell’intera isola attorno al 902 d.C. in quegli anni iniziarono la coltivazione.
Nelle sciare del territorio di Bronte si realizzò uno straordinario connubio tra la pianta ed il terreno lavico che, concimato continuamente dalle ceneri vulcaniche, favorì la produzione di un frutto che dal punto di vista del gusto e dell’aroma, supera come qualità la restante produzione mondiale.
Oggi del vasto territorio brontese (25.00 ettari), sono coltivati a pistacchieti quasi 4.000 ettari di terreno lavico, con limitatissimo strato arabile e con pendenze scoscese ed accidentate, poco sfruttabile per altre colture.
Le colture sono essenzialmente e rigorosamente biologiche.
Vivi bene
